top of page

Da Marcinelle a oggi

Le grandi fazenda brasiliane, i tunnel della Svizzera, i piroscafi che arrivavano a Ellis Island, le ferrovie tra il deserto e la giungla dell'Australia, le miniere del Belgio. 

Una successione di parole e di luoghi probabilmente non esaustiva ma fortemente legata, nell'immaginario collettivo, alla storia degli emigrati italiani.

 

Purtroppo come spesso accade per le storie fatte dai popoli e dalla gente comune, senza un leader, un guerriero, un esercito protagonista, non esiste la gloria. Tutto si perde velocemente tra le pieghe del tempo. Storie troppo ripetitive e poco teatrali per trovare degne rappresentazioni (se non qualche cerimonia svuotata da ogni significato attuale). 

Eppure la storia degli immigrati italiani, ha avuto i suoi eroi, una sua grammatica, una sua evoluzione e una sua influenza.

 

Malgrado il lavoro certosino di studiosi e ricercatori ed una letteratura molto vasta, c'è ancora bisogno di simboli per accendere interesse e per infuocare il dibattito che, anche se non ci vede più protagonisti, e sempre più attuale.

Marcinelle è e deve rimanere un simbolo della storia dell'immigrazione europea.

 

Del resto Marcinelle non fu il primo disastro in una miniera che coinvolse immigrati italiani, basti ricordare quelli di Dawson e Monongah (entrambi negli Stati Uniti) dove morirono rispettivamente 146 e 171 minatori italiani. 

Ma chi si ricorda di costoro?

Il disastro di Marcinelle avvenne negli anni '50: questo permise di avere quella copertura mediatica che ad altri non fu concessa. Le televisioni, il telefono, i giornali, le informazioni in diretta. 

L'Italia si accorse del fenomeno. 

Per gli italiani in patria non erano solo storie di cui si era sentito parlare, ma c'erano le immagini le voce a testimoniare quello che stava succedendo. 

 

A volte rivivere quei momenti nei racconti e nelle pagine dei libri ha il sapore di un romanzo dagli esiti drammatici. 

Così capita che scavando tra i giorni e gli anni precedenti e successivi al disastro di Marcinelle, si scoprono storie, uomini e donne che lasciarono le loro terre in cerca di un futuro migliore.

 

Assieme ai fumi che escono dal pozzo della miniera riaffiorano vicende che riescono ad essere avvincenti e meritano altrettanti approfondimenti. Chi ha lasciato tutto, chi ha fatto fortuna, chi è tornato a casa dopo pochi mesi, chi si è sposato e vive ancora qui.

La stessa cultura del Belgio é stata (e continua ad essere) influenzata da queste masse di italiani che arrivavano con treni speciali, organizzati dal governo assieme proprietari delle miniere.

 

Marcinelle è in fondo solo il tassello, una piccola parte di un puzzle di un'immigrazione che potremmo chiamare semplicisticamente italiana, ma che in realtà s'inserisce in un quadro molto più globale. Un fenomeno in crescita, a volte un problema, altre volte una risorsa, un tema che deve essere affrontato subito. 

Data la nostra storia recente, abbiamo il dovere di non dimenticare da dove veniamo.

Così tra le tragedie quotidiane nel Mediterraneo, s'intrecciano storie di uomini e di donne in cerca di una vita migliore. Lavoriamo, partendo da Marcinelle e dalle nostre radici di emigranti, affinché si gettino le basi per una società del futuro che sia non solo più tollerante, ma soprattutto più umanamente sensibile.

bottom of page